La tappa di oggi si può considerare un breve trasferimento al porto di imbarco. La sveglia delle 7:00 ci consente di rimanere a letto per almeno un’ora ad ascoltare gli uccelli, le sempre presenti tortore ed alcuni galli che, non convinti che siamo svegli, insistono a lungo. Fra l’Hotel e la sassosa spiaggia si sente anche un piccolo altoparlante fissato sull’immancabile pick-up che probabilmente reclamizza il pesce in vendita. Ce la prendiamo molto comoda e quando abbiamo preparato tutto per la partenza andiamo a fare colazione alla reception-bar nell’edificio attiguo. La signora ci accoglie con un sorridente “kalimera” che ricambiamo,
oltre che in greco, anche in inglese e italiano, oggi siamo in vena di
grandezze! Solo la Lori vorrebbe mangiare qualcosa, Leo anche a casa è
abituato a non mangiare al mattino anche se fa colazione in occasione
delle vacanze e alcune volte alla domenica, complice il maggior tempo
disponibile.
Chiediamo comunque un cappuccino, un toast e succo d’arancio, arrivano
il cappuccino, due toast, due succhi d’arancio, due pezzi di dolce e i
due immancabili bicchieri d’acqua. Non ci sforziamo più di tanto per
finire tutto e, quando andiamo per pagare camera e colazione, la signora
ci dice che la colazione la offre lei. Caspita! Ottimo strumento per
farsi quella pubblicità che per un nuovo esercizio è sempre utile. Prima di andarcene la signora ci invita anche a scrivere un nostro
pensiero sul “libro degli ospiti” che, nemmeno a dirlo, ha solo una
pagina già compilata e le nostre firme sono al terzo posto. Dopo i
sentiti ringraziamenti e i cordiali saluti lasciamo il luogo e ci
dirigiamo verso PATRA. Dopo una mezz’ora e una decina di chilometri
siamo alla sua periferia e nella piena “vivacità” del traffico. Ci fermiamo ad un Super-Despar nel quale facciamo rifornimento per il
pranzo e prendiamo alcune cose per il viaggio, sulla nave non c’è molta
frutta da scegliere e solo in orario di apertura del self-service.
Sostiamo brevemente alla bella basilica di Agios Andreas e poi
girovaghiamo per la città che presenta alcune belle piazze contornate da
vie altamente “operose”, alcune pedonali e altre densamente trafficate. Ci portiamo sulla via che costeggia il porto e in un fornitissimo, ma
poco economico, negozio di souvenir acquistiamo qualche ricordino per
amici e parenti. Ovviamente abbiamo evidenti limiti di carico per cui ci
limitiamo a poche cose per poche persone, le altre ci capiranno e
scuseranno. Proseguiamo oltre fino la fine del porto commerciale dove
inizia quello turistico. La zona è decisamente più tranquilla, in acqua
ci sono imbarcazioni di diverso tipo e non mancano alcuni yacht. In una
zona verde e ombreggiata facciamo uno spuntino e restiamo ad attendere
che giunga la nave, da lì la vedremo entrare in porto. Avrebbe dovuto
arrivare alle 13:30 ma all’ora prevista non si vede.
Una mezz’ora dopo
decidiamo comunque di spostarci al molo 7 dove attaccherà; la cosa
avviene un’ora dopo il previsto. Assistiamo allo sbarco di numerosi
autotreni in una gran confusione sulla banchina: fra i camion che escono
all’avanti e quelli in retromarcia, una lunga fila di mezzi in sosta su
cui sono appoggiati enormi motoscafi da competizioni off-shore ed il
traffico di mezzi provenienti da altre navi è un vero putiferio di
veicoli che a stento poliziotti e addetti della nave riescono a
convogliare. Non capiamo come in un porto importante come questo non ci
possa essere una miglior organizzazione. Alle 15:30 iniziano le
operazioni inverse e siamo i primi a salire, sistemiamo le bici nello
stesso posto dell’andata e con le varie borse raggiungiamo la parte
aperta (a poppa) del ponte passeggeri. Alle 17:10, poco dopo l’orario
previsto la nave lascia gli ormeggi, ha dovuto aspettare quella decina
di minuti per consentire l’arrivo di un ultimo autotreno e sulla
banchina è stata un’attesa piuttosto “agitata” da parte del personale
della nave e un paio di civili con radiotrasmittenti e telefonini molto
“operosi”.
Poco dopo aver lasciato il porto, dalla poppa della nave
vediamo molto bene il ponte di RIO e non manchiamo di scattare qualche
foto. Il pomeriggio un po’ noioso e un po’ malinconico si conclude al
self-service con la cena che, come spesso ci è accaduto, risulta
decisamente abbondante. Più tardi spostiamo i bagagli all’interno, su
poltroncine lungo il corridoio che costeggia il fianco della nave nei
pressi del bar e il ristorante. Sarà qui che passeremo la notte
riuscendo a dormire qualche ora alternata a qualche altra passata sulle
sdraio a bordo della piscina, non sempre dormendo. La mattinata trascorre lenta fra traslochi al sole o all’ombra, sulle
sedie o sulle sdraio, la lettura dei giornali presi a PATRA e messaggi
telefonici inviati agli amici che rivedremo i prossimi giorni. Dopo le
13:00, in vista del Monte Conero chiamiamo Simone per confermargli
l’orario di arrivo (compreso dell’ormai consueto ritardo) e il luogo
dove vederci. Prima di scendere ci ritroviamo vicino a tutti i
passeggeri in attesa dell’apertura delle porte di accesso ai garage e
notiamo che saremo all’incirca una cinquantina, probabilmente è più
numeroso l’equipaggio che i passeggeri.
Una volta sbarcati, sulla strada nella banchina, delimitata mediante blocchi di plastica o di cemento accade quello che non è successo in 900 km. La Lori, stando più attenta al traffico che ci supera, che alla sede stradale finisce con la ruota anteriore nella fessura delle rotaie ferroviarie che attraversano la strada e cade a terra davanti all’auto che la segue, la quale, fortunatamente, riesce ad evitarla. Lei però, non riesce ad evitare di finire con la testa su uno dei blocchi in cemento che delimitano la sede stradale. Meno male che l’impatto è attutito dal fatto che riesce ad appoggiare una mano a terra per cui si può dire che è andata bene così. Poteva veramente finire male! Leo, che era più avanti, capisce che è successo qualcosa sia perché non la vede arrivare, sia perché viene richiamato da chi è nelle vetture che lo superano e, tornato indietro, trova la Lori che sta raccogliendo una delle borse che nell’impatto si è staccata dalla bici. Constatato che i danni sono limitati a lievi escoriazioni e a dello sporco sui pantaloni, ci rimettiamo in condizione di fare quel poco di strada che manca ancora. Con nostro figlio ci incontriamo dove avevamo stabilito, quando arriva ci trova pronti a caricare le bici a cui abbiamo già tolto le ruote anteriori, un parafango e le varie borse. Si torna a casa.
Conclusioni --> |
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