lunedì 14 giugno 2021

In bicicletta in Valle Uzzone, la Langa di Cortemilia

di Toni Farina

Alta Langa, al confine con la Liguria. Il Torrente Uzzone confluisce nella Bormida di Millesimo a Cortemilia. La valle che ne prende il nome è incuneata fra la Valle Bormida di Millesimo a ovest e la Bormida di Spigno a est.

 

Una valle dove i boschi hanno sostituito in gran parte le colture di un tempo. Tuttavia, sono ancora ben visibili in molte zone i terrazzamenti che caratterizzavano in modo importante il paesaggio agricolo.
 
Il loro valore storico e paesaggistico e l’importanza della loro conservazione sono sanciti dalla presenza dell’ Ecomuseo dei Terrazzamenti e della Vite.
 
L’assenza di traffico motoristico, in molte strade vera e propria assenza, rende la zona ideale per la bicicletta. Si possono programmare più giorni nella più assoluta tranquillità. Quanto raccontato di riferisce a una tre giorni in senso orario: partenza da Cortemilia, andata sul crinale destro orografico e ritorno sul crinale opposto.
 
Tre giorni di pedali in Alta Langa, “in un libero aliare di venti”


Come non pensare a Fenoglio (Il Partigiano Johnny) quassù, su questo accogliente crinale fra la Valle Uzzone e la Valle Bormida di Spigno. Quassù con il vento di mare (il Marin) che tutto avvolge di nebbie umide ed erranti, in attesa del vento di Maestrale che pettina l’erba e libera gli orizzonti.
 

Quassù è una sfida di venti (senza vincitori), foriera per noi pedalatori di sensazioni contrapposte: umidiccia la prima, esaltante la seconda. 

E davvero esaltanti sono stati questi tre giorni di viaggio a pedali in Alta Langa.
Langa di Cortemilia, Langa della nocciola e dei terrazzamenti. Langa di Fenoglio.

“Va bene, vi aspetto, ma posso darvi solo colazione…”
“Però c’è un locale cucina…”
Il tono di voce di Tania, titolare del B&B Il Poggio delle Ginestre, è professionale il giusto, quel che occorre per mettere a proprio agio il potenziale ospite.
Niente cena servita dunque, ma locale cucina a disposizione. Va bene così, le sacche sono capienti e non saranno mezzo chilo di pasta e un vasetto di piselli (bio) a fare la differenza. In quest’era di Covid poi, meglio evitare le resse. Cosa d’altronde non difficile in Alta Langa.
Come spesso accade il viaggio inizia sulle mappe, IGC e Google map uniti nell’informare (e confondere) il viaggiatore. Poi c’è il meteo, che annuncia: nuvole sparse il primo giorno, sereno e ventoso (e freschetto) gli altri due.
L’amico Enrico Rivella, sublime conoscitore di questi luoghi (e non solo di questi), è stato prodigo di informazioni e consigli che seguiremo solo in parte (il tempo è tiranno).

Si va!
Si va, ma arrivati a Cortemilia le “nuvole sparse” sono in realtà nuvole basse e compatte. Il mare non è lontano e impone la sua regola di aria umida che risale le chine erte e verdeggianti della Liguria e si insinua nelle valli langarole, verdeggianti anche per questo.

Direzione Serole, attraversato il Torrente Uzzone si inanellano distesi tornanti sul lato destro dell’omonima valle. Fanno da contorno i caratteristici muri a secco, mirabili testimonianze del mondo rurale e del suo millenario saper fare.
Salendo, le nebbie si trasformano in pioviggine e ci obbligano a contromisure. Fuori le giacchette, che sarà mai un po’ di rugiada di Langa? E poi nel pomeriggio il meteo annuncia il sole…
Si sconfina, dalla Langa cuneese a quella astigiana. E astigiano è il borgo di Serole. Poche case, molta quiete. Astigiana è anche la nebbiolina piovigginosa, che però bagna uguale a quella della Granda. La mappa informa che siamo passati nella Valle Bormida di Spigno. Si viaggia su una stretta e sinuosa stradina, alti sui pittoreschi calanchi. Che sarebbero ancora più pittoreschi se potessimo vederli, ma non si va oltre i 10 metri concessi da questi vapori marini.
Ma dov’è il sole? I miei compagni di viaggio mi guardano male…
D’improvviso però la cappa si alza e la strada si distende su un accogliente crinale.

Siamo tornati in Valle Uzzone, ma attenzione ai prossimi bivi che se sbagliamo ci troviamo a Savona sull’arenile. Della Liguria siamo sul confine, e suono ligure hanno i toponimi: Piana Crixia, il parco naturale, uno spunto per viaggi a venire.

Ora però si resta in Piemonte. Nonostante il ritorno della nebbia riusciamo a individuare la giusta direzione: si va a ovest, su una strada più ampia che sale da Pezzolo. La quiete continua a regnare sovrana, e così la nebbia. Ed è per puro caso, o per favorevole congiunzione astrale, che scorgiamo nella macchia il segnavia “Gorrino”,
 
borgata di Pezzolo, dove è prevista la prima notte in Langa. Ed è ancora per puro caso, o per ancor più favorevole congiunzione astrale, che scorgiamo il segnavia “B&B Poggio delle Ginestre”. Evviva!

Primo giorno
Chilometri percorsi: 17
Mezzi a motore incontrati: 3


Un approdo tra boschi e terrazzi


Questo è il Poggio delle Ginestre. Per noi, viaggiatori di pedale, un sontuoso ricovero dopo una giornata di navigazione a intuito, smarriti nei vapori che il Mar Ligure invia a volte da queste parti. 
 
Per ricordarci che in Piemonte, oltre alle montagne, alla pianura e alle colline (e che colline, in questo caso) c’è anche il mare. I due edifici del b&b sono il risultato di un sapiente e accorto intervento di ristrutturazione. Ristrutturazione? Niente affatto! Tania, la titolare, ci spiega: “La struttura era un antico fienile in pietra che ho voluto proprio recuperare e non semplicemente ristrutturare. Lo scopo era mantenere lo stile locale, utilizzando legno, pietra e vernici naturali”.

Chapeau a Tania (in proposito vedi video in basso). Cena “a la carte”. Pasta, tonno e piselli, come ai tempi dei giovanili campeggi liberi. In questo caso, tuttavia, la cena è integrata da una robiolina di capra fresca fresca, acquistata in una vicina fattoria. 
 
Un prodotto a “chilometri 1”.
Il buio arriva presto. Nonostante l’assenza di luci (cos’è l’inquinamento luminoso?), nuvole ostinate ci nascondono le stelle. Ma, oltre che approdo per naviganti senza bussola, il Poggio è anche un approdo di venti. 
 
Che si sfidano di continuo, e ogni vittoria è provvisoria. Per cui può accadere che durante la notte il Maestrale abbia la meglio sullo Scirocco (il Marin). E così, al mattino, guardando dalla finestrella, ti stropicci gli occhi per la troppa luce. 

E ti perdi in un cielo infinito e troppo azzurro, in orizzonti inafferrabili. Da un lato le Liguri, dall’altra le Cozie, e la chiesa di Gorrino che emerge dalle fronde.

Ci si attarda con piacere: uno sguardo all’intorno, uno sguardo al giardino (bio: non solo uno slogan), una foto di gruppo, poi si va.
 
Oggi è tappa lunga, ma la fretta è bandita. Il sole di maggio è con noi.

Si va, “in un libero aliare di venti”.
Si va. Un saluto al Poggio accogliente, si va tra fitti boschi e improvvise radure e accoglienti crinali. 

E ancora più accogliente è oggi il crinale di ieri che raggiungiamo percorrendo per un tratto a ritroso la strada del giorno prima. Lassù, “in un libero aliare di venti”, si sta appesi tra Piemonte e Liguria, con il Maestrale che ci spinge al largo. 

Vela a mezzogiorno, direzione “Santuario del Todocco”.
Il tempo di adagiare lo sguardo su Pian Soave (Soave di nome e di fatto) e il bosco ci inghiotte. Bosco fitto, nelle rare finestre si può però scorgere il santuario, contro cielo su un crinale. 
 
Dall’ingannevole mappa lo immaginavo su un pianoro, ma così non è. Lo immaginavo silente, e così è. Viaggiare in settimana è un privilegio.
Al Todocco si impone sosta di riflessione. Due sono le strade e due sono le possibilità per scendere sul fondovalle, a Castelletto Uzzone. 
 
Diretta, sicura e senza incognite la prima, bene indicata da un cartello stradale. Più lunga e del tutto incerta la seconda, priva di indicazioni.
Ovviamente scegliamo la seconda, affidandoci all’intuito e alla sorte. Che ci conducono su una stradina nel fitto della macchia, tra muretti avvolti dalla vegetazione e borgatine sparse. 

Ne vediamo solo le indicazioni, esisteranno davvero? Con queste domande (senza risposta) arriviamo a un bivio, ma soprattutto troviamo, appeso in precaria posizione su un tronco, il cartello con l’indicazione “Castelletto Uzzone”. Si scende, e che discesa! 
 
Una picchiata, da affrontare con grande cautela. Il ghiaino è insidioso assai…
Con i polsi dolenti e i freni che cantano usciamo dalla macchia per approdare a San Michele, graziosa borgata sul lato destro della valle. E qui finalmente la pendenza concede tregua, con gran sollievo per polsi e freni.
(Manca Foto 26) San Michele ci accoglie con belle dimore e con un vecchio castagno. Se ne sta lì fra le abitazioni, come un monumento, una scultura naturale. Un totem, a cui rendiamo doveroso omaggio prima di calarci nell’ultima, e più rilassante, discesa. 


“Salite a Prunetto da Castelletto, la strada è molto bella”

 
Ha ragione l’amico Enrico Rivella. Seguiamo il suo consiglio e ne siamo contenti. Grazie Enrico. Si inanellano tornanti tra boschi e prati trapuntati di margherite.Pregevoli manufatti (nel senso di fatti a mano) a lato strada annunciano una bella esperienza: La Banca del Fare (non confondere con il “governo del fare”, please). 
 
A Cascina Crocetta, ogni anno in estate, si instaura una scuola di recupero architettonico curata dal Parco culturale Alta Langa di Monesiglio
 
Campi studenti, dove giovani aggiustano muretti e ciabot. Imparano l’arte e la mettono da parte. Scuola e recupero conservativo: bravi.

Più in alto, lo sky line del Castello di Prunetto indica la direzione. La meta è la Locanda del Borgo, dove è prevista la seconda notte in Langa. 

Locanda che si trova appunto nel borgo, in singolare collocazione, dominata dall’aggettante (e un po’ inquietante) muro del castello.

Salendo da Castelletto anziché da Gottasecca, come prevedeva l’idea iniziale, non siamo transitati alla Colma e al vicino Bosco di Faggi. 

Ma il pomeriggio di maggio è “azzurro e lungo”, la luce intensa e la brezza vigorosa invogliano a una integrazione di pedalata. Il bosco è là, di fronte, invitante sull’omonimo Bric. Invito accolto.
La faggeta è un’esperienza d’ombra, o meglio, di giochi di luce generati dalle foglie verde tenero. 
 
Una faggeta in purezza, unica da queste parti. Ci attardiamo presso il Rifugio dei Faggi, attorniati da tronchi che puntano senza remora verso il cielo. 
 
Poi saliamo sulla sommità del Bric: che volete, siamo montagnini anche qui in collina…

Ottocento metri, il Bric dei Faggi è la Cima Coppi del viaggio. E alla locanda la cena è davvero “a la carte”. L’accento di Marlene, la gestrice, tradisce un’origine d’oltreoceano, carioca per l’esattezza. 
 
Ma il menù, ricco, vario e assolutamente local ci dice che l’integrazione su queste colline c’è stata eccome. Brasile e Langa uniti nell’accoglienza.
 
Secondo Giorno
Chilometri percorsi: 35
Mezzi a motore incontrati: 7, 5 dei quali sulla “trafficata” strada di fondovalle.
A fil di cielo, tra Uzzone e Bormida (di Millesimo)


Questo prevede il programma del terzo giorno. E come per il secondo la regola è: niente fretta! 
 
Per rispettarla ci concediamo un prolungato saluto al castello e alla splendida Chiesa della Madonna del Carmine che si fanno compagnia sull’aperto poggio sopra al borgo (e sopra la locanda del borgo).

Anche oggi il Maestrale la fa da padrone e libera gli orizzonti. Lo sguardo veleggia dalle Liguri al Monte Rosa con il Monviso in piramidale evidenza. Sempre esagerato il Re di Pietra…

Come il sovrano delle Cozie anche noi decidiamo di esagerare e così, anziché seguire la strada provinciale (dove transita un’auto ogni mezzora, più o meno) ci lasciamo tentare dalle stradine di crinale. È lì che ci spinge il Maestrale. 

Salite ardite, seguite da discese più ardite ancora. Ma infine approdiamo a Levice, paese adagiato sul versante Bormida. 
 
Senza lasciarci tentare da altre varianti seguiamo ora la via principale. Prossima meta “Bergolo”, borgo di cui conosciamo la fama e dove prevediamo uno spuntino. Bergolo, “paese di pietra”, ci accoglie con le sue vie selciate e i suoi murales.
 
E la sua quiete, davvero tanta in questo giorno infrasettimanale di maggio. Non scorgiamo nulla di aperto per cui non ci resta che proseguire. Con un certo rammarico si lascia il crinale per calare sul fondovalle.

“Due sono le strade e due sono le possibilità per scendere a Cortemilia. Diretta, sicura e senza incognite la prima, bene indicata da un cartello stradale. Del tutto incerta la seconda, diretta a Pezzolo e della quale non troviamo di indicazioni. Ovviamente scegliamo la seconda, affidandoci all’intuito e alla sorte. 
 
Che ci conducono su una stradina che scende tosto nel fitto della macchia.
Scende? Mai verbo fu più inadatto! Ancora una picchiata, da affrontare con suprema cautela. Polsi dolenti, freni che gemono. Chi lascia la via principale per la via ignota… trova un bel ciabot di singolare forma a lato strada. L’incontro compensa il disagio, qualche tornante ancora ed ecco,
 

improvviso e insperato, il fondovalle, l’acqua limpida dell’Uzzone. In planata distesa e rilassante da Pezzolo ne seguiamo le anse verso Cortemilia. Dove, tre giorni addietro, è iniziato il viaggio.
 
Terzo Giorno
Chilometri percorsi 20 + 10 per le varianti
Mezzi a motore incontrati 10 fino a Cortemilia
A Cortemilia: tanti, troppi …
Epilogo: di terrazzi è questa terra


Attenzione! Ci eravamo scordati il traffico e così a Cortemilia rischiamo di finire arrotati. Il progresso impone le sue regole (poco rispettate, peraltro),
 
d’altronde anche noi siamo giunti fin qui in auto… ma questo pomeriggio di maggio è azzurro e lungo, lasciare troppo in fretta quest’angolo di terra ex sabauda sarebbe imperdonabile.
 
E così decidiamo di impiegare il tempo che il pomeriggio (azzurro e lungo) generosamente ci concede per apprezzare quel che la nebbia del primo giorno ci impedì: Monte Oliveto, con la spettacolare sequenza di terrazzi che domina la Pieve di Santa Maria.

I terrazzi sono modifiche all’ambiente divenute paesaggio, da conservare e far conoscere: è questo lo scopo dell’Ecomuseo dei Terrazzamenti e della Vite che ha sede a Cortemilia e che ha nel Monte Oliveto il suo centro nodale.
 
Risalendo qualche tornante verso Serole lo spettacolo è completo. Ben diversa è luce rispetto a due giorni addietro.

La sfida di venti è per ora vinta dal Maestrale, ma ben presto sarà di nuovo il turno del Marin. 
 
Senza nuvole non si apprezzerebbe l’azzurro del cielo.
 
E senza la pioggia che arriva dal mare questa Langa di maggio non sarebbe così verde.
Au revoir!

Video sulla Valle Uzzone



Video tratto da: http://www.arpa.piemonte.it/news/policolture-storiche-della-valle-uzzone

Il Percorso



Scarica qui il file GPX file del percorso 1 dal sito bikemap.net

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