C’era come di consueto un bel sole sabato 26 novembre a Torino. Di questi tempi nel Nord Ovest italiano è la norma. Una congiuntura meteorologica preoccupante e beffarda, pensando alla contemporanea tragedia di Ischia.
Dal Monte dei Cappuccini facevano bella mostra sull’orizzonte le Alpi, rinvigorite da una timidissima spruzzata di neve. Fra tutte spiccava, accanto alla Mole, il Granpa. Un abbinamento iconico e storico.
Ed è davvero singolare che questa Città Sabauda renda così poco onore alle sue montagne più integre e vere. Torino olimpica, Torino 2006, ma il Gran Paradiso, primo parco italiano, parco centenario, a Torino non ha “cittadinanza”. La sede emarginata laggiù in periferia ci dice in fondo quanto poco sacra sia la natura in questo Paese.
E basta questo dare validità al progetto che sabato 26 è stato
presentato proprio al Monte dei Cappuccini, al Museo nazionale della
Montagna: una “Montagna Sacra per il Gran Paradiso”. Sacra per la Natura
e la cui cima sia lasciata a esclusiva frequentazione degli altri
esseri viventi, animali, vegetali o minerali (anche le rocce hanno
vita). Un simbolo di rispetto dell’alterità e del limite.
Partecipazione al di là delle attese. Contante 150 presenze, persone che consapevolmente si sono esentate dallo struscio da black friday delle vie del centro per ascoltare i relatori. Fra questi Ettore, montanaro di Introd, di mestiere posatore di lose sui tetti e di passione runner, “corridore del cielo”.
Suo per 25 anni è stato il record di salita e discesa dalla cima del Gran Paradiso (2 h e 21 minuti, fa impressione solo a pensarlo). “Ma ora è giunto il tempo di imparare anche a guardarle da sotto le montagne”, ha detto. E se lo dice lui…Problemi tecnici hanno impedito l’ascolto da remoto (si cercherà di
rimediare) e hanno ostacolato gli interventi on-line di Daniela Padoan
(scrittrice, pres.e Associazione Laudato Si’) e di Giuseppe Cederna,
attore alpinista.
Per questioni logistiche non ha potuto essere presente Paolo Rumiz, che ha comunque dato il suo contributo con un apprezzato articolo su La Repubblica. Presenti in sala Bruno Bassano, Direttore del Parco nazionale Gran Paradiso, e Lorenzo Giacomino, giovane sindaco di Ronco, comune della Val Soana sul cui territorio si trova il Monveso di Forzo, la montagna prescelta come “sacra” dal comitato promotore del progetto. Presenze le loro di particolare significato, considerate le resistenze (comprensibili) che il progetto trova a livello locale e istituzionale.
Ma i problemi tecnici stessi sono stati infine oggetto di riflessione: la tecnica ha in parte tradito, ha mostrato i suoi limiti. Un messaggio: pensare che per risolvere i problemi ambientali sia sufficiente affidarci alla tecnica è una pia illusione. Occorre anche altro, e la citata tragedia di Ischia (ennesima tragedia in questa bella ma fragile Italia) a tal riguardo ci dice davvero molto.
Al temine, ovvia, la domanda dei presenti: e ora? Ovvia, ma impegnativa, la risposta: si prosegue. Con la comunicazione, con la condivisione locale, la discussione. E ovviamente con la raccolta di adesioni sulla pagina web. All’esordio dell’estate, poi, verrà il tempo delle manifestazioni lassù in montagna. Sono la Montagna e la Natura tutta a essere sacre.
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