mercoledì 14 maggio 2025

Tappa 3: da Ascoli Piceno a Norcia, pedalando tra le ferite e la bellezza

dal diario di viaggio di Lorenzo Spanò

Ciao a tutti, ieri sera ho fatto le ore piccole. La stanchezza si fa sentire, ma non solo per le pedalate: scrivere un resoconto non è sempre facile. E poi, considerando che in italiano avevo solo la sufficienza, tutto si spiega... ecco, ho messo le mani avanti.


Siamo arrivati alla terza tappa ufficiale. La prima, in realtà, è stata solo un breve trasferimento di pochi chilometri, anche se la visita al Santuario di Loreto l’ha resa comunque speciale.

Oggi ci attende una tappa dura ma affascinante: in soli 78 km dovremo superare due colli – qui li chiamano “passi” – attraversando territori martoriati dal terremoto del 2016. Percorreremo la Salaria (Statale 16), che a causa del sisma si fonde a tratti con la strada a scorrimento veloce. Non ci sono alternative, il percorso resta quello.


Questa mattina il cielo era finalmente libero dalle nuvole che ci hanno accompagnato finora, ma l’aria era decisamente fresca. Abbiamo pedalato bardati, anche se la strada saliva dolcemente. Non avevamo caldo e sapevamo che quello era solo un assaggio.

Usciti da Ascoli Piceno, il traffico andava via via diminuendo. Ci siamo avvicinati ai primi borghi colpiti dal terremoto: i segni sono ovunque – strade, case, scuole, chiese. Il sisma non ha risparmiato nessuno. 

Sono già passati nove anni, eppure si lavora ancora alla ricostruzione. Molte strade secondarie che il navigatore ci suggeriva erano chiuse. Alcuni paesi verranno recuperati, altri saranno abbandonati per sempre.

A Acquasanta Terme si vedono solo gru e macchine movimento terra. Qui si sta ricostruendo bene. Non è così ad Arquata: all’ingresso del paese – penso nei pressi del campo sportivo – si intravedono i primi prefabbricati, che abbiamo poi visto lungo tutto il tragitto. 

Ho scattato qualche foto, ma ero un po’ in imbarazzo. Non mi sentivo a mio agio a immortalare un disastro che ha colpito tante persone. Poco più in là abbiamo incontrato un anziano che ci ha raccontato la sua storia. Vive nei prefabbricati da otto anni e spera ancora in una nuova casa.

 Non abbiamo fatto domande, ma lui ha continuato a parlare: “Molti sono morti, tanti sono andati via. Non potrà mai essere come prima.” Ci siamo allontanati in silenzio, con un velo di tristezza addosso.

La strada proseguiva salendo lungo il fiume Tronto, a tratti scompariva in profondi orridi. Si sentiva solo il fragore dell’acqua che scendeva in cascate potenti. Anche se faticoso, il percorso seguiva queste gole naturali, invitandoci a guardare il verde che ci circondava.

Forse per via delle piogge intense di questi giorni, l’aria profumava di muschio e funghi… o magari ero solo suggestionato da una bottega che vendeva funghi secchi, decorata con esemplari finti ma perfetti.


Ad Arquata abbiamo riempito le borracce a una sorgente, ottima acqua. Superato il paese e i piccoli borghi vicini, la salita si è fatta più impegnativa: 13 km con pendenze tra l’8% e l’11%. Difficile restare insieme, decidiamo di salire ognuno col proprio passo. Io mi fermo spesso per scattare foto, così sarà per tutti i 13 km.

Arrivati al colle siamo stanchi ma soddisfatti. Una salita lunga come tante fatte in allenamento, con la differenza che questa volta ho un “traino” di circa 30 kg. In cima l’aria è fredda: siamo a 1.550 metri, poco più in alto resistono ancora molti nevai. 

Indossiamo manicotti, mantellina e via giù in discesa fino ai 1.100 metri. Da lontano si intravede Castelluccio, completamente distrutta: non una casa in piedi nel centro storico.

Più in basso si apre il Pian Grande di Castelluccio, una vallata immensa che pare un cratere. È impossibile descrivere le sfumature di verde, con le chiazze dei campi arati e in semina. È già meraviglioso così… figuriamoci durante la fioritura delle lenticchie, tra fine giugno e metà luglio. 

Continuo a fare foto, rapito dalla bellezza. Allego una foto scattata da Gabriella nel periodo della fioritura, per darvi un’idea.

Al bivio, a destra si va a Castelluccio (2 km), a sinistra si scende verso Norcia. Il cielo si è coperto e abbiamo freddo, quindi decidiamo di puntare su Norcia. Lungo la strada incontriamo greggi, mucche, e una mandria di cavalli: sembrano allo stato brado, o forse è solo ciò che mi piace immaginare.

Dopo un paio di km inizia l’ultima salita: solo 4 km, ma siamo stanchi e le pendenze si fanno sentire.
 
La strada è stretta, ma a parte qualche moto, niente traffico. Saliamo lentamente, senza soste. Superato l’ultimo colle, ci attende una lunga discesa verso Norcia. 
 
Mi fermo per una foto dall’alto: si vedono i prefabbricati. Avvicinandoci, notiamo molte case ancora distrutte. Mi ha colpito in particolare una villetta in cemento armato, crollata su se stessa. Mi chiedo: era mal costruita o il terremoto è stato troppo forte?

Arrivati a Norcia troviamo ospitalità all’Hotel Bianconi, ristrutturato e riaperto da poco (fine marzo): molto bello. Dopo una doccia, ci concediamo un giro per il centro storico, racchiuso da mura e porte d’ingresso che ricordano le fortezze. 
 
Ci sono decine di impalcature e cantieri, ma la ricostruzione qui è ben avviata. La chiesa di San Benedetto è quasi finita, mancano solo gli ultimi ritocchi. Tante case sono già state ricostruite e abitate. La popolazione vuole far rinascere la città, e stanno davvero facendo un ottimo lavoro.

Concludo la passeggiata con un bel tagliere di salumi e formaggi: ho anticipato l’aperitivo con un piatto decisamente abbondante. In hotel, Gianni si rilassa nel percorso benessere offerto dalla struttura, mentre io mi dedico a scrivere per il blog cuboviaggiatore.

Andiamo a cena, ma dopo quel tagliere per me va bene solo un’insalata. Gianni invece non si fa mancare arrosticini, insalata di legumi e farro.

Domani ci attende un’altra tappa in salita: Norcia – Cascate delle Marmore. Ormai siamo in ballo… e balliamo.

Buonanotte!

1 commento:

  1. Bellissima narrazione, anche perchè essendo del luogo conosco bene questi posti, purtroppo dall'agosto del 2016 tutto è cambiato, la natura è rimasta intatta, ma mi mancano i borghi , con le persone , sin da piccolo ho frequentato queste montagne, la Piana del Castelluccio ha qualcosa di magico, l'ho percorsa con la bici da corsa con la mountain bike , con la moto e persino in inverno con gli sci da fondo, mi manca solo e mi mancherà il parapendio, uno sport estremo che ogni anno richiamano numerosi appassionati anche dall'estero.

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