Bayasse (1800 m)- Col de La Cayolle (2326 m) – St. Martin d’Entraunes (1100 m)
Al mattino presto nebbie vaganti e pozzanghere al suolo. Strascichi del
temporale notturno che regala però anche una gradevole frescura, indizio
di buone condizioni meteo.
Già al ponte sul Bachelard la brezza da settentrione fuga nebbie e perplessità. E si entra nel Parc national du Mercantour. Si sale tra resine di larice e abete. Pendenza costante, ma accettabile. Molti gli spunti per fermarsi a rifiatare (niente fretta nel Mercantour).
Un traverso soggetto a “chute de pierres” è l’unico momento ragione di qualche timore, per il resto la salita è piacere puro. Ampie radure, scorci bucolici, i ponti, il Bachelard che da torrente si fa ruscello.
Notevole in particolare lo scorcio su una cascata che precipita da un vallone laterale. La strada stessa che si snoda con andamento vario e, non è eccessivo, definire parte dell’ambiente. Che aggiungere d’altro?
Che a un certo punto il vallone, pur già ampio, si amplia ancora e in alto si intuisce la sella del colle. Preceduta, 100 metri più in basso dal Refuge de La Cayolle.
Si possono così superare gli ultimi 100 metri rinfrancati, e guadagnare il colle in surplace. Cayolle, foto di rito. Tutt’intorno è natura protetta, sentieri che si diramano in più direzioni suggeriscono futuri viaggi (verso il Lac d’Allos in primis).
Esclusivamente pedestri: nel Mercantour niente bike sui sentieri, si pedala solo sulle strade. E questo lo dico da fervente pedalatore, è una gran bella cosa.
Da mezzogiorno giunge l’alito della Provenza, una luce che sa di Mediterraneo. Ingannevoli sirene: bastano pochi metri per verificare che di Alpi ancora si tratta. Marittime, provenzali finché si vuole, ma sempre montagne.
Pochi metri e la Val d’Entraunes (parte alta della Valle del Var) sprofonda in un abisso. Milleduecento sono i metri di discesa che attendono il viaggiatore a pedali. La strada supera il primo tratto con un lungo tornante. A chi son soffre di vertigini si consiglia una sosta sul ciglio “del baratro” per osservarne il tracciato. Un affaccio davvero notevole (vedi foto).
La discesa prosegue poi nel bosco sulla sinistra della valle e, superato un altro lungo tornante si porta sulla destra della valle, giungendo al Refuge La Cantonniére, possibile luogo di sosta.
Decidiamo di rimandare attirati in basso dal colore blu del Lac d’Estenc, nella spianata (finalmente) che separa in due tratti la lunga discesa. Ed è qui, sulla riva inferiore del lago, che la locanda Relais de la Cayolle si rivela il luogo giusto per la sosta pranzo. Un “relais”, insomma.
Ripartiti attraversa il Var per tornare sul lato sinistro dove inizia un tratto davvero spettacolare. Dapprima gli scorci sulla Cascade d’Aiglière, poi il tratto fra i calanchi d’ardesia ravvivano la discesa in un ambiente quanto mai vario, mai banale.
Ed è così che, la lasciata la parte alta del vallone si guadagna il fondovalle e, costeggiando il Var, si giunge ad Entraunes. La meta del giorno però più avanti. Riattraversato il torrente, in più rilassante calata, su strada a carreggiata più ampia, gli ultimi 5 km conducono a Saint-Martin d’Entraunes.
All’ingresso dell’abitato s’incrocia sulla destra la strada per il Col des Champs che si percorrerà l’indomani. Poco più avanti, in prossimità di un tornante, sta invece il Gite de Pelens. Arrivati!
Dopo cena, dopo la passeggiata di rito per le tranquille viuzze del paese, seduti davanti alla locanda, lo sguardo è attirato da una guglia che emerge tra le fronde: “Aguille de Pelens”, la simpatica titolare soddisfa la nostra curiosità. E aggiunge: “ … sono andata sulla cima”. “Chapeau”, è il nostro commento. Domani noi ci limiteremo a osservarla dalla strada, risalendo la bucolica Val Pelens.















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